I focaracci, una tradizione secolare

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L’accensione di grandi fuochi il 9 Dicembre in tanti piccoli borghi Umbri, oltre ad essere spettacolare e suggestiva, ha antichissime origini pagane.

La festa, oggi  frutto della devozione religiosa, è diffusa in tutta la Valnerina e in molti altri paesi delle Marche e dell’Umbria. Durante la notte del 9 Dicembre, gruppi di appassionati si riuniscono per ammucchiare intorno ad un altissimo palo di legno, tanti rametti di ginestra che creerà durante il suo bruciare il faone, attorno al quale ci si riunirà per un momento conviviale. La scelta della ginestra è dovuta al fatto che questo arbusto, ardendo, produce un intenso scoppiettio che rende il fuoco più vivace ed “allegro”. Questi grandi e suggestivi falò, detti foconi o focaracci, sono animati dagli stornelli di immancabili organetti e accompagnati spesso da buon cibo cotto alla brace, caldarroste, dolci o qualche inebriante bicchiere di vin brulè. La serata del 9 dicembre diventa quindi una festa per tutti, in attesa della mezzanotte.

 😎 UN’ANTICA TRADIZIONE PAGANA

Ma perché si accendono i fuochi? La tradizione ha origini pagane antichissime. Molte delle ricerche effettuate hanno portato ad un’identificazione della genesi dei faoni piuttosto certa: il termine deriverebbe da “Fauni” che erano, secondo la mitologia romana, divinità minori molto simili ai Pani e ai Satiri, più comunemente ricordati come compagni delle Fate. I Fauni erano divinità campestri, mortali ma dell’esistenza lunghissima, con un corpo umano e zampe di capra, protettori dei campi e delle greggi: difendevano i raccolti dalle intemperie e gli animali dai lupi. Spesso, nelle rappresentazioni a loro dedicate, venivano riprodotti nell’atto di suonare il flauto. L’accensione del fuoco, simbolo di forza, di vita, di gioia aveva allora lo scopo di chiedere protezione a queste divinità in vista dei primi freddi al fine di esorcizzare l’arrivo del rigido inverno.

😛 LA TRASFORMAZIONE IN FESTA RELIGIOSA

Con l’arrivo del cristianesimo tali feste pagane cominciarono ad assumere i connotati di feste religiose,  così alla consacrazione agli Dei campestri, successe la ricorrenza della Madonna. Il focone divenne “DELLA VENUTA” per ricordare la traslazione della Casa della Vergine da Nazareth a Loreto ad opera degli angeli avvenuta il 10 Dicembre 1294. La realizzazione di questi enormi fuochi, accesi per “fare luce ai servi del Signore“, coincide con il 9 dicembre, giorno antecedente alla Festa della Madonna di Loreto. La tradizione vuole che la Santa Casa fu spostata al fine di sottrarre queste pietre sacre alla distruzione o alla profanazione da parte degli Arabi infedeli (in effetti, il tardo 1200 risente ancora del fervore religioso delle crociate che avevano avuto come primo obiettivo la liberazione della Terra Santa e la salvaguardia dei luoghi sacri della cristianità).

 

😯 CURIOSITÀ

I foconi sono realizzati in molti comuni umbri tra cui quelli di Cascia, Monteleone di Spoleto, Norcia, Castelluccio di Norcia, Preci (e Piedivalle con il falò della ginestra), Scheggino, Ceselli di Scheggino e Sigillo. Particolarmente suggestivo il Focone di Monteleone che si svolge nella piazza medievale del paese il 9 dicembre in occasione del rituale del “Farro di S. Nicola” : il Santo, passando per Monteleone e colpito dalla miseria dei suoi abitanti, avrebbe donato il farro ai poveri del paese. Ancora oggi, in occasione della ricorrenza, il gesto simbolico si ripete con la distribuzione del Farro Benedetto a tutta la popolazione.

Della festa dei faoni ce ne è arrivata testimonianza anche attraverso filastrocche popolari, come questa:

RI FAUNI

Su venate m’prucissione
A gustavve RU FAONE
A scallavve tutti quanti
Sia dereto che davanti
E può quanno scite cotti
Ve sciurnimo co ri buotti
E se la serata è bella
Co lu vinu e la ciammella
Sia a ru bieju che a ru brutto
J’atturimo ru cunnuttu.

TRADUZIONE

I FAONI

Su venite in processione,
A gustarvi il Faone
A scaldarvi tutti quanti
Sia di dietro che davanti
E poi quando siete cotti
Vi strapazziamo con i botti
E se la serata è bella
Con il vino e la ciambella
Sia al bello che al brutto
Gli rimpinziamo il “condotto” (lo stomaco 🙂 ).

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