Eremo di Santa Maria Giacobbe a Pale di Foligno

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Nel tratto di strada che da Foligno porta a Colfiorito (vecchia strada statale 77, denominata anticamente “via Plestina“), è possibile visitare uno stupendo santuario incastonato nella roccia: l’eremo di Santa Maria Giacobbe. Difficile durante il giorno accorgersi della sua presenza percorrendo la strada, ma se si fissa bene lo sguardo sulla parete rocciosa del monte Pale (una volta detto Sasso di Pale perché completamente spoglio di alberi), è possibile scorgere questo interessantissimo sito annidato in alto tra le balze.

Il luogo merita sicuramente una visita, l’eremo è raggiungibile a piedi in circa mezz’ora partendo dall’interessante borgo di Pale, dove fino a qualche anno fa era attiva un’importante cartiera; si segue una piccola strada in salita segnata con 14 stazioni della Via Crucis.

Per raggiungere il santuario, posto ad un’altezza di 525 metri s.l.m., si devono salire ben 305 gradini di diversa altezza e abbastanza discontinui; pertanto è sconsigliabile farlo nelle ore più calde dei periodi estivi o in caso di pioggia. Ma una volta arrivati, la fatica è ben ripagata dalla bellezza del luogo e dallo splendido panorama sulla valle del fiume Menotre.

L’interno presenta numerosi affreschi, alcuni dei quali particolarmente suggestivi, che possiamo distinguere in pitture votive e pitture ornamentali che talvolta, pur nella loro semplicità dimostrano anche una certa ricercatezza progettuale ed iconografica.

 😎  UN PO’ DI STORIA

L’eremo di Santa Maria di Giacobbe fu costruito intorno al  1200 per venerare “Maria Jacobi” che, come afferma la tradizione, dopo aver assistito alla Passione di Gesù, si ritirò qui per penitenza. Il santuario da sempre era considerato terapeutico e di frontiera e la tradizione vuole che vi si svolgessero due pellegrinaggi; uno in Maggio in onore della festa della Santa, l’altro il giorno dell’Ascensione. In segno di purificazione, prima di giungere al santuario, si era soliti percorrere la strada a piedi scalzi o guadare un corso d’acqua.
Prima di salire i pellegrini appoggiavano il piede in un’orma impressa nella roccia che si ritiene lasciata dalla stessa Santa Maria di Giacobbe così come lungo il percorso si apponevano le mani nelle incavature provocate dalle mani della Santa stessa. La chiesa restaurata nel 1712, affrescata da un maestro che si rifà alla scuola senese, ha la volta ricavata dalla roccia. Gli affreschi più antichi si trovano dietro l’altare e, risalenti al 1200 – 1300, rappresentano S. Maria di Giacobbe, Santa Lucia e la Madonna in trono
Fino al 1963 il Santuario era custodito da un eremita che costituiva un punto di incontro tra la comunità paesana e il Santuario stesso.

😯 PARTICOLARITÀ

Sulla parete d’ingresso troviamo San Cristoforo con il santo bambino in braccio, protettore dei pellegrini in quanto l’eremo si trova lungo l’antica via Lauretana, che conduceva fino al santuario della Madonna di Loreto. La presenza di tanti visitatori è testimoniata dall’impressionante numero di graffiti spontanei di varie epoche ancora ben visibili sulle pareti. Appena entrati nell’eremo è possibile vedere nella controfacciata due affreschi del 1517 che coprono in parte San Cristoforo (protettore dei pellegrini) e rappresentano San Sebastiano invocato contro la peste, con ai piede i due committenti inginocchiati e Sant’Agata Martire di Siracusa. Sulla parete sinistra l’affresco più misterioso del santuario, il Santo Volto di Lucca, eseguito certamente prima del 1392. Raffigura un grande Cristo tunicato, i cui piedi sono in due calici di fattura diversa che rappresentano il Vecchio e Nuovo Testamento. Accanto una piccola Madonna di stile bizantino probabilmente l’affresco più antico dell’eremo.

 😉 PER VISITARE L’EREMO

Il sentiero per raggiungere l’eremo è sempre aperto. L’interno dell’edificio però è chiuso, quindi se si vuole visitare, è bene prenotarsi con almeno 3 giorni di anticipo; una guida aspetterà all’orario stabilito e illustrerà l’interno. Meritano sicuramente una visita anche le splendide CASCATE DEL FIUME MENOTRE percorribili da una biforcazione lungo il sentiero.

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