piantamaggio di san pellegrino

Il Piantamaggio di San Pellegrino

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Vicino a Gualdo Tadino (PG), nell’ultima notte di Aprile, si celebra l’emozionante Piantamaggio, un antico rito rimasto invariato nel corso dei secoli.

Siamo a San Pellegrino, piccola frazione del comune di Gualdo Tadino in provincia di Perugia, una volta chiamata Castro Contranense, che da oltre mille anni in primavera vive una tradizione che coinvolge praticamente tutto il paese, detta il “Piantamaggio”: il 30 Aprile nel pomeriggio, un gruppo di abitanti maschi, detti maggiaioli, parte di corsa dalla piazza del paese per recarsi nel luogo, sino ad allora conosciuto solo dal capomaggio, per abbattere un pioppo gigantesco, detto appunto, il Maggio.

Abbiamo avuto la fortuna di poter assistere a questa fase che è veramente molto emozionante e che impegna i partecipanti per più ore. Tagliare un albero di circa 30 metri non è mai un’operazione semplice e richiede grande attenzione e coordinazione; il tronco alla caduta produce un rumore spaventoso fino all’impressionante tonfo finale, con il fragore cupo dell’impatto.

Una volta ripulito dai rami, il pioppo viene trascinato dai maggiaioli (uno spettacolo vederli in azione) e caricato su di un carro agricolo detto sterzetto. Il tronco viene portato nella piazza di San Pellegrino, percorrendo di corsa il braccio ovvero l’ultimo tratto in salita all’ingresso del paese.

😯  IL PIANTAMAGGIO

Una volta giunti in piazza, si procede a scavare una grande buca proprio nel centro, mentre un altro gruppo procede alla scortecciatura.  Un piccolo arbusto di pioppo viene talvolta aggiunto sulla sommità a rappresentare una punta fiorita: questo per ricordare la leggenda del pellegrino che nel 1004 chiese riparo tra le mura del castello ma gli fu negato e nei giorni successivi venne ritrovato morto per la tormenta con il suo bastone miracolosamente fiorito e verdeggiante sulla punta (per onorare il giovane, riconosciuto Santo, 60 anni dopo si sarebbe deciso di cambiare il nome del paese in San Pellegrino).

Si è quindi pronti per la fase più avvincente e faticosa: l’alzata del maggio, con il solo ausilio di scale in legno e corde. Operazione delicata e pericolosa che solitamente termina a notte inoltrata e viene salutata con una grande festa. Abbiamo assistito alla lunga fase dell’innalzamento (sotto la pioggia) e siamo rimasti veramente colpiti dall’impegno e dal fervore dei maggiaioli, che al grido di “SAN PELLEGRINO OOOHH” procedono tutti insieme con la forza delle braccia e l’utilizzo di corde ad alzare l’albero di qualche centimetro e nello stesso tempo a far scorrere delle scale di diversa lunghezza lungo il tronco aumentando progressivamente il grado di inclinazione. Un’operazione che sembra impossibile, eppure viene di volta in volta eseguita e finalizzata con successo, tra i festeggiamenti e gli applausi.

Oltre a San Pellegrino, il Piantamaggio era diffuso, in passato, in tutta la Valnerina; oggi  coinvolge molti borghi nella Valle del Campiano e frazioni tra i comuni di Norcia e Preci, come Ancorano, Campi, Corone e Castelvecchio.

😯 CURIOSITÀ: PERCHÉ L’ALBERO VIENE CHIAMATO “MAGGIO”

Il quinto mese dell’anno è da sempre associato al tripudio primaverile, ma è anche, il ramo fiorito (detto proprio maggio o maio), che si recava attorno o si deponeva davanti all’uscio della donna amata. Col tempo, in tutta Europa, si è diffusa la tradizione di tagliare un pioppo o un faggio seguendo la credenza che lo spirito dell’albero, che è benevolo, elargisca doni e fortuna (per questo, in genere durante la fase di pulitura del maggio tutti i presenti raccolgono e conservano i rametti ottenuti dalla scortecciatura, come sorta di amuleti)

Come spiega Agostino Lucidi, ricercatore del Centro per la Documentazione e la Ricerca Antropologica in Valnerina, “il piantamaggio può essere fatto risalire alle feste di primavera, i cosiddetti Baccanali, che si svolgevano in onore del dio Bacco alle calende di maggio e che rappresentavano l’occasione per inserire i giovani nel mondo degli adulti, anche attraverso pratiche iniziatiche ed orgiastiche. Versione, quest’ultima, avvalorata dal fatto che, ancora oggi, nell’uso popolare, l’espressione ‘piantar maggio’ ha un significato allusivo forte che è quello di consumare l’atto sessuale“.

L’albero di maggio è, secondo l’antropologo James Frazer, all’origine del gioco chiamato “albero (o palo) della cuccagna”, un’antica tradizione celtica: alcuni fusti dalla forma particolare vengono sfrondati (altre volte vengono utilizzati pali lisci coperti di grasso), poi vengono attaccati alimenti vari proprio in cima e i concorrenti devono arrampicarsi per riuscire ad accaparrarseli.

Altro rituale presente nel ciclo di maggio nella nostra regione, consiste nel Cantamaggio, eseguito sempre l’ultima notte di Aprile da comitive ambulanti maschili, che compiono giri di questua, fermandosi di casa in casa per cantare una sequenza di stornelli a saltarello con i quali, dopo aver richiesto la tradizionale licenza di cantare, annunciano l’arrivo del nuovo mese, ricevendo in cambio cibarie (in genere uova).

😯  INFORMAZIONI UTILI

Per info sulla manifestazione consigliamo la visita della pagina ufficiale della festa di San Pellegrino.

Si ringrazia Lorenzo Dottorini per il contributo fotografico. 

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