Il borgo fantasma di Scoppio

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Posto a 640 metri s.l.m., il piccolo borgo abbandonato di Scoppio domina la valle in un contesto paesaggistico di incantevole bellezza.

Per raggiungere il borgo, frazione del comune di Acquasparta (TR), siamo partiti dal paesino di Collebianco, posto vicino alla grande chiesa di Santa Maria in Rupis di Fiorenzuola, percorrendo l’itinerario del CAI n. 204. Dopo un breve tratto in salita, siamo arrivati in poco tempo a transitare lungo uno spazio più aperto, in una via sterrata da cui è ben visibile sul lato sinistro il monte Panco (1.013 m). Dopo circa 30 minuti ecco comparire in lontananza l’antico borgo, incastonato in uno scenario assolutamente suggestivo.

😮 UN PO’ DI STORIA

La storia di Scoppio inizia dai monaci Basiliani, che nel cinquecento d. C. si stabilirono nelle grotte naturali nella rupe sottostante, adattandole parzialmente alle loro necessità. Intorno all’anno Mille Scoppio si aggiunse agli altri castelli che facevano parte delle terre dette Arnolfe, come Cesi (il centro maggiore e più importante), Acquasparta, Arezzo, Acquapalombo, Appecano, Balduini, Casigliano, Cicigliano, Cisterna, Collecampo, Firenzuola, Fogliano, Massa, Macerino, Messenano, Mezzanelli, Montignano, Montecastrilli, Palazzo, Poggio, Portaria,  Purzano, Rapicciano, Quadrelli, Rivosecco, Scajano, Villa San Faustino e altre terre minori. La denominazione del territorio, terra Arnulforum, era dovuta all’antico signore dei luoghi, il conte Arnolfo, di origine germanica, che diede probabilmente origine alla dinastia degli Arnolfi, soggetta al duca di Spoleto. Del capostipite si ha ricordo in alcuni atti di donazione di chiese ai monasteri di Montecassino e di S. Maria di Farfa. I castelli delle terre Arnolfe furono poi ceduti nel 1014 dall’imperatore Enrico II, ultimo re di Germania e imperatore della dinastia sassone, a papa Benedetto VIII, in cambio di alcuni territori della Carinzia (Bamberga e Fulda). Durante la prima metà del 1700 il piccolo centro contava circa 25 famiglie; il paese venne completamente abbandonato intorno al 1950 in seguito ai danni causati da una serie di terremoti.

🙂 I RESTI DEL BORGO

Scoppio è posto su un promontorio che domina tutta la valle e il fosso della Matassa, un piccolo canyon, ben inciso nei calcari stratificati dei monti Martani. Il nome del paese deriva da scopulus, che definiva per i latini una rupe sconnessa o scogliera. Il borgo conserva tuttora vasti tratti della cinta muraria trecentesca. Visitando le poche case rimaste, oltre al degrado causato dall’abbandono, è chiaro che tutta l’area è stata oggetto di accampamenti improvvisati. Appena al di fuori si trova il rifugio escursionistico, inaugurato nel 1992, ma non più fruibile, mentre nel cuore del paese troviamo la chiesa romanica di San Michele Arcangelo (XV secolo), con un campanile a vela, ben visibile già da lontano, risalente al 1525. All’interno si trovano pregevoli affreschi tra cui una Madonna con Bambino e due angeli sulla parete destra della navata, attribuita al pittore spoletino Piermatteo Piergili.

In prossimità del presbiterio un dipinto ormai quasi completamente perduto reca la data del 1423. Nella zona absidale e in particolare sulla volta restano ancora numerosi affreschi e un’iscrizione che fissa la data di realizzazione al 1576:

Trascrizione: TE̅PORE FABII ET PHILIPPI HOC SACELLV̅ DEPIGNI FECERVT
[.]V̅TIBUS OPER̅
A D̅NI M D LXXVI DE ME̅SE IVNIO

Edizione: Te(m)pore Fabii et Philippi hoc sacellu(m) depigni feceru(n)t
[s]u(mpt)ibus oper(am) a(nno) d(omi)ni mdlxxvi de me(n)se iunio

Dietro l’altare in pietra meravigliosamente scolpito,  sull’architrave dell’abside, troviamo una croce, forse templare. Un graffito presente sulla navata (di recente realizzazione) riporta il motto dell’Ordine del Tempio, Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam, che significa: “Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome dai gloria”.

😮 IL PROGETTO DI RECUPERO

Dal 2021 il comune di Acquasparta si sta impegnando in un progetto ambizioso di rinascita del paese. L’idea sarebbe quella di creare un borgo ecologico, fornito delle tecnologie per il telelavoro. Ma anche un villaggio della tradizione, ispirato al mecenatismo ed alle corti medievali, dove invitare i maggiori esperti di PermaCultura, bioarchitettura e sostenibilità. Un luogo da far rivivere anche attraverso l’arte, la musica, la danza, la poesia, il cinema e teatro. Non possiamo che essere fiduciosi.

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